Coro
Narratrice
Orchestra
Narratrice
Quartetto
Coro
Narratrice
Orchestra
Coro
Narratrice
Orchestra
Narratrice
Quartetto
Coro
Narratrice
Orchestra
Narratrice
Orchestra
Coro
Narratrice
Orchestra
Coro
Prologo
Soffiava la tramontana
La Regina
Non vi dirò di come sono stata piantata
Marcia del Faro e la Serpe
C’è una notte che il faro accenderà
C’è una torre, sola come una sentinella
Echi di luna otrantina
Luna luna otrantina
Finchè un giorno
Sàntole
Vi dirò ciò che è accaduto
La strega xilella
Ogni ulivo dentro Sàntole cresceva
Silenziosa e fastidiosa
Ciurma dei trappitari
Quello che sto per riferirvi
Lu scarcagnulu
Questa volta c’è la ciurma ed un nachiro
Ma si sbagliavano
La speranza del nachiro Oliviero
Soffia il vento e la sua storia porterà
Coro – Prologo
Narratrice – Soffiava la tramontana
Orchestra – La Regina
Narratrice – Non vi dirò di come sono stata piantata
Quartetto – Marcia del Faro e la Serpe
Coro – C’è una notte che il faro accenderà
Narratrice – C’è una torre, sola come una sentinella
Orchestra – Echi di luna otrantina
Coro – Luna luna otrantina
Narratrice – Finchè un giorno
Orchestra – Sàntole
Narratrice – Vi dirò ciò che è accaduto
Quartetto – La strega xilella
Coro – Ogni ulivo dentro Sàntole cresceva
Narratrice – Silenziosa e fastidiosa
Orchestra – Ciurma dei trappitari
Narratrice – Quello che sto per riferirvi
Orchestra – Lu scarcagnulu
Coro – Questa volta c’è la ciurma ed un nachiro
Narratrice – Ma si sbagliavano
Orchestra – La speranza del nachiro Oliviero
Coro – Soffia il vento e la sua storia porterà
VIOLINI VERDI
Bisconti Maya
De Matteis Giada
Della Bona Marta
D’Ostuni Maria Costanza
Quarta Sofia
Manca Greta
Pancosta Irene
Pati Alida
Petrelli Carla
Rizzato Diletta
Scarpa Carlotta
VIOLONCELLI VERDI
Antonucci Giada
Manca Gioia
Mancarella Asia
Mazzeo Gaia
Sambati Simone
Scarpa Emanuela
Solazzo Cristian
Spedicato Michele
VIOLINI AZZURRI
Alej Aksha
Campilongo Ginevra
D’Autilia Sara
D’Avolio Davide
Fracasso Gioia
Gerardi Giulio
Imbriani Giorgia
Lorenzo Daniele
Manno Carola
Mara Bernadette
Spedicato Maria Emilia
VIOLONCELLI AZZURRI
Ammassari Flavio
Attanasio Caterina
Barba Lorenzo
Bottazzo Renèe
Foschetti Cristian
Modoni Pietro
Pagliara Emma
Quarta Martina
Sergi Luca
VIOLINI ARANCIO
Bursomanno Anna
Calogiuri Chiara
Ciurlia Linda
Gerardi Gemma
Maci Lara
Modoni Giorgio
VIOLONCELLI ARANCIO
Cofano Aurora
Rizzo William
Simoes Oliveira Flavia
PERCUSSIONI
Anglani Federico
Barba Alberto Maria
TASTIERA
Manca Aurora
DOCENTI
Ingrosso Naida, violino
Monte Gabriele,* violino
Puricella Noemi, violino
Simmini Andreina, violino
Tarantini Laura, clarinetto
Rana Ludovica, violoncello
Schiavone Marco, violoncello
Schirinzi Daniela, violoncello
*assistente
1 C
Caputo Medea
Carriero Filippo
Cisse Cheikh Ahmeth Tidiane
Danese Andrea
Fiorita Rebecca
Giordano Gaia Maria
Grasso Gerard Antoine
Guadalupi Lorenzo
Guadalupi Michele
Maksimenko Leonard
Manfreda Gaia
Paladini Stefano
Podo Emanuele
Russo Samuele
Ruzani Rajna
2 C
Atanasov Atanas Georgiev
Bisconti Martina
Carrozzini Jonah
Centonze Manfredi Salvatore
Denchev Viktor Lyubomirov
Fioretti Edoardo
Ianne Giulia
Ianne Lucrezia
Kasse Alioune
Lakatos Sandra Samira
Paladini Lukas
Pede Alessio
Petkova Valeria Denkova
Sergio Chantal
Vadacca Charlotte Giorgia
Valentinov Valentino Simeonov
3 C
Caramuscio Alice
Centonze Bryan
D’Errico Eva
Greco Alessia
Greco Roberta
Gueye Aissatou
Intermite Irene
Lorenzo Valerio
Manfreda Alessandro
Mbengue Adja Rokhaya Cisse
Orlinov Bogidar Iskrenov
Pati Noemi
Pinto Camilla
Podo Giulio
Quarta Flavia
Rizzato Giulia
Rizzo Mariana
Scrimitore Sofia
Simoes Oliveira Davide
Ventura Giulia Sophie
4 C
Ashan Hira
De Maria Chiara
Dencheva Gabriela
Foggetta Marika
Ivanov Ivan
Krasimirov Kristian
Lorenzo Jacopo
Madaro Syria
Manca Elena
Mello Mariasole
Pagano Amelia
Pennetta Greta
Quarta Jacquelin
Rizzo William
Sambati Andrea
Sazio Eleonora
Simoes Oliveira Flavia
Tornese Gioele
5 C
Affinito Simone
Alahmad Ayham
Briganti Stefano
Guadalupi William
Jagnir Chaitanya
Krasimirova Krasimira Angelova
Lezzi Vadacca Joseph Pio
Ndiogoye Charlotte
Nicolaci Cristian
Tummillo Katia Maria
Ventura Daniel
di Simonetta Longo
CORO PROLOGO
Soffia il vento e una storia narrerà di un paese, della sabbia e del mare meduse e polpi stanno ad ascoltare di Regina e degli ulivi vi dirà ma anche la luna che è otrantina il segreto di una strega a voi nasconderà
Soffiava la tramontana. Soffiava soffiava. Sollevava la sabbia. Soffiava e fischiava. Sibilava. Fiuuuu hyuhyu schhhhh. Mille anni e ancora mille. Ed ecco, nel paese di Sàntole, Regina. «Ho una storia da raccontare, che è tante storie», dice al vento. Ma il vento non la sente. «Ho una storia da raccontare, che è tante storie», dice alla sabbia. Ma la sabbia non la vede. Solo il mare la sta ad ascoltare. S’avvicina s’allontana. Con le onde su e giù. Così arrivano pesci, granchi, polpi, spugne e perfino le meduse. «Inizierà con c’era una volta» commentavano le più curiose. Ma Regina furbamente, scrollando i capelli grigioverdi al vento, comincia:
BRANO ORCHESTRALE: REGINA
«Non vi dirò di come sono stata piantata, né della mia infanzia rigogliosa o spoglia che fosse. Non c’era questa né l’altra volta. Si racconta però che, crescendo, divenni l’ulivo più regale del territorio di Sàntole. Tenevo fede al mio nome. Passavano giorni, anni, secoli. Passavano re e contadini. Sotto le mie fronde riposavano i cavalieri nella tregua del duello, sul mio tronco dame tracciavano segni d’amore. Ho visto città sorgere e scomparire, mentre i miei rami fiorivano, il mio tronco s’attorcigliava. Quante storie tra le mie radici, quante olive dalla mia chioma! Una ve la voglio raccontare… ma non ora, sono stanca». Regina chiude gli occhi, ora dorme. E soffia la tramontana. Soffia soffia. Solleva la sabbia. Soffia e fischia. Sibila. Fiuuuu hyuhyu schhhhh. È notte, ma la luna, che è otrantina, s’è spostata. Poco più a est. Per primi si svegliarono i polpi, richiamati dalla tramontana si aggiunsero alcuni gabbiani. I granchi, che erano pigri, arrivarono che le meduse stavano già discutendo: «Continuerà con c’era una volta, di sicuro». Ma anche questa volta, Regina le delude e torna a raccontare:
QUARTETTO D’ARCHI: MARCIA DEL FARO E LA SERPE
CORO
C’è una notte che il faro accenderà e una torre dove un serpe vuol mangiare tutto l’olio del fanale fa sparire di Otranto e pirati vi dirà ma poi la serpe che è otrantina. i turchi senza luna da voi allontanerà
«C’è una torre, sola come una sentinella nel buio. È notte. Una notte antica. L’olio del fanale la rischiara. Il mio olio. Allora la torre è un faro. Rassicura marinai, incoraggia pirati. Li ha visti la luna, la luna otrantina. E ha visto anche il serpe. Che ogni notte beve l’olio antico del faro, l’olio mio. E tutto torna oscuro. Si sperdono i pirati, si disperano i marinai che non riescono a tornare. Poi, una di quelle notti, vennero anche i soldati turchi dal mare. Ma tornò anche il serpe a bersi il mio olio dalla lanterna nella torre. Disorientati dalle ombre notturne e dalle onde, i soldati turchi sbarcarono più a nord. E la città, per quella volta, fu salva. Sssss, sssss. Silenzio. Se ascoltate potete sentire ancora le voci dei tanti perduti e i lamenti e i canti…
BRANO ORCHESTRALE: ECHI DI LUNA OTRANTINA
“Luna luna otrantina la speranza è appesa ad un oleandro e le notti di Puglia sono lunghe troppo lunghe a finire” … (Strofa di “Luna Otrantina” canticchiata dalla Voce Narrante)
Finché un giorno non accadde un fatto terribile e spaventoso. Oh, amici, tremo al solo ricordo, temo di non poter continuare». Qui Regina s’interrompe. Tutti, interessati e comprensivi a un tempo, concordano che si deve riposare, con la promessa tuttavia di proseguire l’indomani. Adesso la tramontana non soffia più. Non solleva la sabbia. Non soffia e non fischia. Non sibila più più. Anche il mare bisbiglia, sussurra un poco, s’acquieta. Sono tornati tutti, per ultimi i granchi. Aspetta, mancano i ricci. Mentre le stelle marine si raccomandano tanto, le meduse non sono affatto rassegnate: «Finirà certamente con c’era una volta». Quando arriva Regina, il suo aspetto è sciupato, esausto. La sua fronda quasi secca. Ha gli occhi di chi ha molto pianto. Con voce fioca riprende la storia:
BRANO ORCHESTRALE: SANTOLE
«Vi dirò ciò che è accaduto e voi del mare non potete sapere, forse appena i gabbiani. Eravamo milioni nel territorio di Sàntole. Milioni di ulivi. Da tempo immemore custodi del tempo. Verdi monumenti vegetali. Oro liquido il nostro tesoro. Di anno in anno cresceva cresceva. Le nostre forme mutavano. Lentamente. Contorsioni di ogni storia. La nostra. Venne da lontano. Chiedetelo al Barone, il mio amico ulivo ve lo confermerà. Sono ormai più di dieci anni. Non era la speranza appesa a un bell’oleandro o a una piantina di caffè. Appesa, tra di loro, si nascondeva una strega. Invisibile. Xylella fastidiosa era, Xylella è, il suo nome. Xyyyyyl xyyyyyyl.
QUARTETTO D’ARCHI: LA STREGA XYLELLA
CORO:
Ogni ulivo dentro Santòle cresceva tanto olio e un gran tesoro regalava poi venne una strega da lontano Xylella era il suo nome vi dirà ma quando incontrò una sputacchina puh puh gli ulivi antichi ahimè infetterà
Silenziosa e fastidiosa. Quando arrivò nessuno la vide. Per spostarsi indisturbata forgiò il suo esercito di sputacchine. Puh puh puh. Strisciante si stendeva di campo in campo. Di ulivo in ulivo. S’insinuava dentro di noi. Ci conquistava ad uno ad uno. Facendo di noi ulivi le sue colonie. Xyyyyyl xyyyyyyl. Impediva all’acqua di risalire alle foglie. Così ci ammalavamo. Qua s’imbrunivano le foglie, là seccavano rami isolati, infine l’intera pianta. Uno dopo l’altro. Molti tra noi morivano. Giganti del tempo vennero abbattuti, alberi antichi che c’erano alla nascita dell’impero romano e alla sua caduta; c’erano quando l’imperatore Federico II stupiva il mondo e quando non ci furono più gli imperi o quando cercarono di ritornare. C’erano nei giorni di guerra e in quelli di pace. Saltando saltando le sputacchine sono arrivate qui. Diffidate quando vedete la loro schiuma di giovani insetti soldato. Puh puh puh. Ci bevono la linfa. Ed ecco. Disseccamento. Rapido. Secchi ci tagliano ci eradicano. Tutt’intorno non è che deserto. Se restiamo non siamo che scheletri di noi stessi. Spettrali. Nodosi e spogli. Mozzati e sfregiati. Ritorti. Ma non abbiamo perso l’originaria bellezza. Stiamo e restiamo. Resistiamo. Le forze non mi reggono, perdonerete se rimanderò a domani la fine della storia». La sua voce si era affievolita e aveva le lacrime agli occhi. E sia, concessero il mare e i suoi abitanti. I gabbiani s’erano già levati alti nel cielo notturno. Impazienti, si ritrovarono all’ora stabilita. Le solite meduse stavolta tacquero, dichiarandosi sconfitte.
BRANO ORCHESTRALE: CIURMA DEI TRAPPITARI
«Quello che sto per riferirvi me lo ha raccontato un saggio, l’olivo pensante tarantino. Con gli occhi in giù, è alle radici che guarda. Senza vedere ha visto lontano. Più lontano del tempo. Ha visto questa nostra terra. E la vicina imponente masseria con il colonnato, una corte interna sopraffatta dal verde, il frantoio scavato nella roccia. È tornato il capo frantoio, il nachiro, mi ha detto, uomo giusto e amante della natura, Oliviero della famiglia degli Olivieri. È tornata anche la ciurma di trappitari, i frantoiani. Tra loro c’è Leandro, un bel ragazzo, occhi color corteccia degli ulivi. Coraggioso e buono, ma ambizioso. Sinceramente innamorato della figlia del nachiro, Viola, come il colore dei suoi capelli, vuole sposarla per diventare un dì capo della ciurma. Poi un giorno, Xyyyyyl xyyyyyyl. Ecco giungere la strega Xyllella fastidiosa. Invisibile. Insidiosa maliziosa. Dove vanno a finire le olive quando l’albero si ammala? si chiedono tutti. La strega ha fatto un sortilegio e, puff, le olive sono cadute. Xyyyyyl xyyyyyyl. Ha fatto anche un patto con Leandro, se le ruberà, consegnandogliele, avrà in cambio l’amore di Viola e il potere sui frantoiani. Leandro aveva accettato. Oliviero, la ciurma, i contadini erano disperati. Chi aveva fatto sparire il raccolto? Di sicuro era stato rubato. Tutti pensarono: Chi è che fa sparire sempre le cose? Che rovescia pentole piatti e coperchi? Chi ci opprime il petto con i brutti sogni la notte e ci fa i dispetti di giorno? Avevano già il colpevole. Non poteva che essere lo Scarcagnulu, il piccolo folletto rugoso dal cappello rosso a punta e le gambe sghembe.
BRANO ORCHESTRALE: LU SCARCAGNULU
CORO:
Questa volta c’è la ciurma ed un nachiro contadini che la strega prese in giro un giovane innocente fu accusato delle olive rubate vi dirà ma un folletto fu invocato da Regina Scarcagnulu pirupiraru l’incanto avvererà
Ma si sbagliavano. Xylella, che oltre che fastidiosa era cattiva, aveva nascosto dei secchi di olive in casa di Leandro, così che fosse accusato. Xyyyyyl xyyyyyyl. Ehi, non vi sarete mica dimenticati di me? La Regina. Dopo tanti e tanti anni avevo conosciuto tutti i libri degli uomini, memorizzato formule e incantesimi. Mi ricordai di una fiaba del C’era una volta (proprio così mie care meduse) e rivolgendomi al fidato secchio dissi: “Secchio vecchio delle mie brame, chi ha rubato le olive del reame? Secchio vecchio delle mie brame fammi ritrovare le olive del mio reame”. Allora nel fondo del secchio si sente Xyyyyyl xyyyyyyl. E conosco la verità sulla strega Xylella. E sul povero Leandro, in prigione. Oliviero per il dispiacere era invecchiato all’improvviso. Viola si struggeva. Sapevo che lo Scarcagnulu era innocente, così invocai il folletto, facendogli vedere la desolazione di Sàntole, le distese di ulivi eradicati, rinsecchiti come statue di silenzio, malati. E da spirito e protettore del luogo s’impietosì, decidendo di aiutarmi. Solo lo Scarcagnulu infatti aiuta a ritrovare tesori. Studiando studiando, ecco, c’era un modo per sconfiggere l’invisibile strega Xylella fastidiosa e il suo esercito di sputacchine. Le quali continuavano indisturbate a infettarci. Puh puh puh. Come vedete anche io lo sono…
BRANO ORCHESTRALE: LA SPERANZA DEL NACHIRO OLIVIERO
Ho chiesto ai contadini e al mio amico strisciante, l’ulivo Serpente, di soccorrermi, come fece il serpe che salvò Otranto. Ho interpellato anche il nachiro Oliviero, leale capo frantoio. Da ultimo ho liberato Leandro, vuole farsi perdonare gli errori, soprattutto da Viola. Fiera, come gli ulivi della sua terra, sarà con noi nella lotta alla strega Xyllella fastidiosa. Con l’aiuto di ciurma, contadine e contadini dovremo sconfiggere per prime le sputacchine. Ma con lei, la strega, Xyyyyyl xyyyyyyl, non sarà così facile. Eppure saranno un ragazzo ravveduto e un’intrepida ragazza, Leandro e Oliva, così Viola ha cambiato il suo nome e il colore dei capelli in verde, a salvarci, un anziano nachiro, un nano Scarcagnulu, un olivo Serpente e… un secchio. Infine io, l’ulivo Regina. Tra le formule, grazie alle indicazioni del folletto Scarcagnulu, forse ho trovato quella che svelerà la strega Xylella e la farà sparire con il suo maleficio. Xyyyyyl xyyyl, xyl, x… ». Qui Regina mette in fila i sette compagni cantilenando, rivolta ancora al fidato secchio: «Filu filaru /cu sette fili. Filu unu, filu doi filu trete,/ filu quattru filu cinque filu sei filu sette./Sicchiu felice e compostu pigghia arviri e ulie e mintili appostu». Su Sàntole, ops il Salento (lo Scarcagnulu burlone aveva scambiato le lettere), è tornata la notte. Non c’è la luna otrantina, sempre un po’ più in là a guardare chissà cosa. Il mare e tutti i suoi abitanti vedono appena Regina, distinguono bene però due innesti e una speranza. Se ne portano voce i gabbiani. Di nuovo soffia la tramontana. Soffia soffia. Solleva la sabbia. Soffia e fischia. Sibila. Fiuuuu hyuhyu schhhhh.
CORO EPILOGO
Soffia il vento e la sua storia porterà di Regina che gli ulivi salverà come un verso che nessuno può scordare le radici conservate vi dirà ma un innesto dalla voce da bambina e la strega fastidiosa Xylella sparirà
… Xyyyl Xyl Xxxxx